Giovedì 29 Settembre 2016 – Professoressa Sandra Villa, Preside del Liceo Classico di Rimini: “Orientamenti educativi tra passato e futuro”.

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Graditissime ospiti al Grand Hotel per la serata conviviale del nostro club le professoresse Sandra Villa, preside da tre anni del Liceo Classico Giulio Cesare di Rimini, nonché relatrice della serata e Chiara Giovannini, insegnante e vicepreside dello stesso liceo.
Per usare parole del nostro Presidente Alberto Ravaioli, due rappresentanti di una classe di docenti altamente preparati ed appassionati, capaci di trasmettere un grande senso di sicurezza per il futuro dei nostri figli.
Pensare alla scuola vuole dire infatti pensare al futuro ed investire risorse nei confronti di quella che sarà la società di domani.
C’è una scuola di eccellenza nella nostra città, che va tenuta in considerazione e non dimenticata. Misconoscerla non significa dire essere moderni, ma ottusi. E’ una scuola che segue i consigli di Plutarco considerando i ragazzi non dei vasi da riempire, bensì fuochi da accendere.
La storia del Liceo Classico di Rimini, nato nel 1800, si intreccia con quella della società riminese. Il liceo viene inaugurato nel mese di novembre del 1800. All’epoca Napoleone aveva eliminato tutte le scuole religiose e per questo motivo la società civile organizzò il “Ginnasio Comunale” che durava solo 2 anni. A partire dal 1868 iniziano le sperimentazioni sul prolungamento della durata degli studi, ovvero su quello che diventerà nel 1932 il triennio liceale che fa seguito al biennio del ginnasio. All’inizio del secolo il Liceo Classico di Rimini è intitolato a Giosuè Carducci ed è insediato presso Palazzo Gambalunga. Nel 1932 diventa Giulio Cesare e vede la propria sede trasferirsi presso Palazzo Buonadrata, in Corso d’Augusto, per poi trovare, nel 1996, la sede attuale presso le ex scuole elementari “Tonini” grazie al grande impegno dell’allora preside Prof. Fabio Zavatta.
Alfredo Panzini, Giovanni Pascoli, Alberto Marvelli, Veniero Accreman, Amedeo Montemaggi, Italo Cucci, sono solo alcune delle celebrità di ieri e di oggi “prodotte” dalla scuola per eccellenza della nostra città. Per non parlare di Federico Fellini che ne fa un colorato ritratto esportato in tutto il mondo nel celeberrimo “Amarcord”.
Il liceo è in costante evoluzione viste le mutate esigenze dei ragazzi dei tempi moderni ma continua a tutelare certe peculiarità. Si studia la civiltà classica con al centro l’uomo e la cultura umanistica attraverso l’approfondimento della letteratura occidentale. Si studiano i testi antichi e la padronanza delle lingue classiche, latino e greco, rappresentano il mezzo fondamentale per apprendere. Il recente potenziamento dello studio della matematica e delle materie scientifiche è solo un aspetto dell’evoluzione del Liceo Classico, che si adegua alla contemporaneità anche grazie a nuove strutture informatiche, ovvero ai corsi pomeridiani di lingua tenuti da insegnanti madrelingua.
Sono otto allievi, tra i più meritevoli, del Liceo ad avere la possibilità di partecipare in “full immersion” alla Conferenza Mondiale della Scienza che si svolge a Venezia ogni anno. Gli stessi ragazzi che, al loro ritorno, relazioneranno ai compagni ciò che si è detto in conferenza. Rispetto al dato nazionale Rimini, con 110 nuovi iscritti al classico e 147 alle scienze umane, risulta in controtendenza rispetto al generale calo degli iscritti. Ma è proprio il calo degli iscritti che ha recentemente scatenato un interessante dibattito nel panorama intellettuale italiano. Il compianto Umberto Eco si è fatto avvocato difensore nel processo al liceo esaltandone il percorso formativo sia per i diplomati che intraprenderanno studi universitari umanistici che scientifici. Come non riconoscere uno strettissimo parallelismo tra Logica Aristotelica e metodo “if then” del linguaggio dei primi computer. Concetto certamente noto ad Adriano Olivetti, imprenditore illuminato, il quale assumeva ad Ivrea un laureato in materie classiche per ogni ingegnere in organico. Il dibattito sul Liceo Classico continua sulla carta stampata del sole 24 ore per poi passare dai giornali ai libri con “viva il latino storia e bellezze di una lingua inutile” di Nicola Gardini. Originale pubblicazione che spiega il motivo per cui è importante studiare il latino e di conseguenza perché iscriversi al Liceo. E’ un dato di fatto che i diplomati del Classico si rivelano i migliori studenti alle università sia di orientamento umanistico che scientifico. Scrive Nicola Gardini: “lo studio delle lingue classiche è scienza tanto quanto lo studio delle leggi della materia o della gravitazione universale. Scienza è tutto quello che richiede osservazione, comparazione, sistemizzazione, speculazione e non esiste differenza tra lo studio di un frammento di un papiro e quello di un neutrino. E questo è così vero che sul latino e sul greco si sono addestrati e si possono ancora addestrare informatici, fisici, ingegneri, medici ed economisti”. La cultura umanistica serve molto a quella scientifica e viceversa. L’Uomo Vitruviano di Leonardo rappresenta il compendio e la fusione tra cultura umanistica e quella scientifica. Il perché del fatto che il liceo classico conferisca agli studenti una impostazione scientifica viene spiegato benissimo Guido Emilio Tonelli, fisico presso il CERN di Ginevra e docente di Fisica presso l’università di Pisa. Nell’affrontare una versione di latino o greco si combatte col vocabolario per tradurre operando una ricostruzione logica del discorso. Ma spesso c’è un piccolo dettaglio che non trova il suo posto. Ed allora per risolvere l’incongruenza si deve capovolgere tutto e abbandonare quella che prima sembrava una logica certezza. Accade la medesima cosa nello studio della fisica. Per accomodare un piccolo dettaglio si deve rimettere in completa discussione quanto pareva poco prima una granitica certezza. E’ questo l’approccio che rende possibile le scoperte scientifiche spostando sempre più avanti l’orizzonte della conoscenza.
E’ opinione comune che il classico sia la scuola più difficile, dove sia richiesto maggiore impegno di studio. Stereotipi che spaventano le famiglie ed i ragazzi. Al contrario accade che anche ragazzi con doti medie, con l’aiuto degli insegnanti, possano raggiungere ottimi risultati se c’è la passione ed il coinvolgimento, grazie ai quali il classico tiene i propri studenti molto stretti. E proprio i ragazzi con medi risultati al liceo se la cavano benissimo all’università in quanto sanno come attivare a pieno le proprie risorse.
In una realtà che spinge sempre meno alla concentrazione ed alla riflessione il Liceo Classico propone una cosa semplice ma preziosissima: imparare a studiare con metodo fino ad innescare un sistema di routine, lasciando da parte per un momento il tablet o il computer. Si tratta di una cosa a dir poco ad oggi rivoluzionaria. La società di oggi tende infatti a facilitare il compito degli studenti dando l’illusione che si possa costruire una “cultura fai da te” sulla rete, fonte inestimabile di informazioni. Il Classico si muove controcorrente. In un era digitale in cui i ragazzi vengono abituati ad un “consumo passivo” delle informazioni, il Liceo Classico prova ogni giorno a fare il contrario, con l’aiuto delle famiglie, impegnandosi a non togliere dalla scuola quel poco di difficile che è rimasto. E non importa se ciò non aiuta ad aumentare il consenso delle famiglie nei confronti della scuola e degli insegnanti.
E’ fondamentale mantenere nella scuola delle alte sfide ma con la consapevolezza di fornire agli studenti gli strumenti per affrontarle in modo che possano a loro volta conquistare e risolvere i problemi allontanando sempre di più il proprio orizzonte in modo da poter comprendere sempre qualcosa di più. Saper studiare significa imparare ad imparare. Importante è avere un approccio critico che potrà consentire di selezionare e scremare l’enorme massa di informazioni che la rete ci mette a disposizione. Ricordiamo che i ragazzi partecipano sempre attivamente se si fornisce loro materiale collocato all’interno di una cornice significativa. Sono al contrario gli adulti a fare fatica ad insegnare la vita ai giovani. Se c’è una crisi essa coinvolge il mondo degli adulti e non quello dei ragazzi. E’ dunque bene che gli adulti e la scuola siano sempre delle guide autorevoli. Per questo ci sono cose su si può discutere con i giovani, ma ve ne sono altre che devono rimanere inderogabili.
Adriano Farano, ex liceale di altro liceo classico, ha recentemente scritto un articolo pubblicato sul sole 24 ore in cui spiega come i propri successi di informatico in Silicon Valley sino dovuti al tipo di impostazione data dal classico. E ne individua i tre ingredienti principali. Il primo è la “creatività” che nasce dall’incontro tra la sensibilità umanistica che si apprende leggendo i classici ed il genio della scienza. Il secondo è la “forma mentis” ovvero riporre molto rigore nel leggere le cose per poi applicare grande flessibilità nel creare le cose. Il terzo ingrediente è l’ “ars oratoria”. Sapere parlare e argomentare serve in tutti i mestieri. Omero e Dante sono stati i primi “story telling” che gli hanno insegnato a raccontare tutto ciò che ha imparato. Conoscere il concetto dell’umano. Vendere computer o studiare fisica, se si è appreso cosa vuole dire “farlo per l’uomo” permetterà di esaltare i valori civili e consentirà di sapersi mettere nei panni degli altri.
Nel passato l’educazione dei giovani passava attraverso le truci e complesse storie dei miti. I giovani vivevano e sperimentavano in tal modo terribili esperienze pur rimanendo protetti nella propria dimensione. Si tratta di una educazione sentimentale protesa verso alti valori che oggi non dà più nessuno a parte qualche genitore illuminato.
Gli eroi dell’antichità danno dunque la forza di credere nei sogni.

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