10.000 ore volo – la vita di un pilota

Home  /  I nostri incontri  /  10.000 ore volo – la vita di un pilota

La serata rotariana ha visto come Relatore il Comandante Marco Alessandrini socio del Rotary Club Rimini Riviera
Di seguito una sintesi della relazione.
Il titolo che è stato dato alla serata sintetizza la mia carriera. L’esperienza di un pilota, infatti, si misura in “ore di volo”, e diecimila ore di volo rappresentano circa trent’anni di attività professionale.
Direi che tutto comincia per gioco, da ragazzini, quando si sta con il naso all’insù a guardare gli aerei che passano sopra le nostre teste.
Il primo “libro di testo” ufficiale è il “Corriere dei Piccoli” con le avventure del pilota americano “Buck Danny”.
Si passa, poi, ai telefilm dei “Cavalieri del cielo”, con i piloti francesi di “Mirage” cap.Tanguy e La Verdure.
Il passo successivo è stato la costruzione dei modellini in plastica dell’AIRFIX, mitica casa di costruzione di aeromodelli inglese.
Il salto di qualità c’è stato, poi, all’età di quindici anni con il primo contatto con un aereo vero, all’Aeroclub di Pescara.
Il primo brevetto di pilotaggio è arrivato all’età di 17 anni, e da quel momento non ho più smesso di volare.
Dopo il Liceo, l’Accademia Aeronautica.
L’Accademia ha rappresentato un periodo molto intenso. Una selezione durissima con circa 6.000 candidati per 120 posti a disposizione.
Quattro anni di studi accademici, con le materie del biennio d’ingegneria più altre materie tecnico-professionali e materie squisitamente militari, il tutto accompagnato dalla rigida disciplina militare tipica di una Accademia.
Una quindicina di esami all’anno seguiti, in estate, dall’addestramento al volo su aerei ad elica.
Alla fine del quarto anno, dei 120 allievi iniziali, riuscivamo a passare “indenni” tutti gli esami solo in 62.
Dopo l’Accademia, l’addestramento al pilotaggio “vero”, quello sui jet, che io ho seguito negli USA. Circa due anni trascorsi fra il Texas, l’Oklahoma ed il Nuovo Messico, al termine dei quali conseguivo il brevetto di pilota militare americano, poi convertito in quello nazionale al mio rientro in Patria. Il rientro in Italia nel 1984, con l’assegnazione al 23° Gruppo Caccia Intercettori del 5° Stormo di Rimini, sul velivolo F-104 S.
Un Gruppo Intercettori rappresenta l’unità di punta della Difesa Aerea italiana con l’incarico di sorvegliare e difendere lo spazio aereo italiano. Ci sono attualmente quattro reparti, in Italia, che svolgono questo delicato incarico : Cervia, Grosseto, Gioia Del Colle e Trapani. Ogni gruppo ha in dotazione una quindicina di velivoli e circa venti piloti. La particolarità di questi reparti è che essi non dipendono operativamente dallo Stato Maggiore Italiano, ma già dal tempo di pace dipendono direttamente dalla NATO, che potrebbe impiegare i nostri aerei in un eventuale conflitto, senza la preventiva autorizzazione del nostro Parlamento.
Nella mia attività di volo militare sono rimasto in servizio a Rimini sino al 1995, anno in cui il Gruppo e lo Stormo si spostavano a Cervia, e veniva sancita la fine operativa dell’aeroporto di Rimini.
Durante questi anni di reparto ho volato circa 2.000 ore di volo sull’F-104, con tutta l’attività imperniata sul mantenimento dell’addestramento al combattimento aereo, con missioni ad alta e bassa quota, missioni di scorta, esercitazioni con la Marina e l’Esercito, ed esercitazioni all’estero assieme ai reparti di volo delle altre nazioni della NATO.
Nel 1995 si chiude la prima fase della mia attività di volo, quella sicuramente più gratificante ed emozionante, quasi “eroica”. Questo periodo è stato caratterizzato da temi dominanti come la Patria, la sua difesa, e la Bandiera. Quelle cose, cioè, che hanno trasformato il mio lavoro in qualcosa di diverso, quasi una missione.
E di questo particolare aspetto della mia professione ne sa qualcosa anche Daniela, mia moglie, che ha condiviso con me, per tanti anni, le gioie (poche, per lei!) e le apprensioni (molte!) legate a tale lavoro.
Un primo assaggio già da sposini freschi (nemmeno due settimane), con la crisi libica ed il missile su Lampedusa, nel 1986, con il nostro rischiaramento a Sigonella, in Sicilia, per più di due mesi.
Un ultimo dato che la dice lunga sullo stato d’animo che spesso si viveva in famiglia, durante quegli anni, è il numero di colleghi morti in servizio : undici piloti deceduti in undici anni, di cui quattro del 5° Stormo!
Ma nel ’95, con sollievo di tutti, si apre una nuova fase professionale. L’Alitalia ed il volo di linea con i passeggeri. Comincio, ora, ad avere a che fare con un datore di lavoro e con la clientela.
Di Alitalia si è parlato moltissimo negli ultimi mesi. Non vorrei addentrarmi troppo in problematiche societarie che poco hanno a che fare con l’argomento della serata.
Vorrei solo accennare brevemente al fatto che lo sforzo che si sta’ facendo, sia a livello governativo che societario, per trasformare la Compagnia, è sovrumano. Bisogna togliersi di dosso trent’anni e più di consuetudini, diciamo così, poco ortodosse di gestione d’impresa.
Oggi bisogna fare i conti con il Commissario ai Trasporti europeo. Ci sono le Compagnie “Low Cost”. Ci sono le crisi internazionali, il terrorismo. Insomma il sistema del trasporto aereo non è più quello di una volta.
Transitare, comunque, dall’Aeronautica Militare a quella civile, mi ha dato l’opportunità di continuare a volare.
Delle circa 10.000 ore di volo fatte, quasi 7.000 sono “civili”.
Con il grado di “primo comandante”, oltre alla normale attività di linea ( “medio raggio” con collegamenti fra l’Italia e l’Europa), ricopro anche l’incarico di pilota istruttore e pilota esaminatore, ovvero addestro i piloti neo assunti, ed esamino periodicamente tutti i piloti della compagnia. Tale incarico di controllo viene svolto per conto dell’ENAC (Ente Nazionale Aviazione Civile), in diretta dipendenza dal Ministero dei Trasporti.
Una particolarità di questa professione, infatti, è che tutti i piloti vengono sottoposti ogni sei mesi ad un controllo, per verificarne la preparazione teorica e pratica attraverso un questionario ed un simulatore di volo.
Nel simulatore di volo vengono “esasperate”, da parte del pilota esaminatore, le condizioni di un normale volo di linea, inserendo una serie di avarie per verificare la capacità e la prontezza nel reagire degli equipaggi.
A questi esami si aggiungono le visite mediche periodiche (due all’anno sopra i 40 anni di età) presso gli Istituti Medici Legali, che rendono veramente unica questa professione, in quanto a controlli, comunque indispensabili per mantenere quanto più alta possibile la professionalità e la preparazione tecnica e psicofisica degli equipaggi.
Vorrei concludere la mia relazione dicendo che la mia più grande fortuna, nel fare il pilota, è stata quella di aver potuto trasformare i giochi ed i sogni di bambino in un lavoro a tempo pieno che ancora mi diverte moltissimo.