Mercoledì 13 maggio – Prof.ssa Benedetta Magnani Vitelli

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Bella ed interessante la serata di mercoledì 13 maggio all’Hotel Ambasciatori di Rimini.
La riunione, organizzata dall’Inner Wheel di Rimini, ha coinvolto in Interclub il Rotary Club di Rimini, il Rotary Rimini Riviera e il Soroptimist.
Ospite della serata la prof.ssa Benedetta Magnani Vitelli che ha presentato una relazione su : “MEMORIE E RIFLESSIONI A CENTO ANNI DALL’ENTRATA DELL’ITALIA IN GUERRA”.

Estremamente avvincente il ricordo delle differenti posizioni politiche sulla entrata o meno in guerra dell’Italia.
L’Italia entrò in guerra nel maggio del 1915, quando il conflitto era già iniziato da dieci mesi, schierandosi a fianco dell’Intesa contro l’impero austro ungarico fin allora suo alleato. Fu una scelta sofferta e contrastata, sulla quale classe politica e opinione pubblica si spaccarono in due fronti contrapposti.

All’inizio della guerra il governo italiano guidato dal conservatore Antonio Salandra dichiarò che l’Italia non avrebbe preso parte al conflitto perché non si sentiva vincolato dall’alleanza e, pertanto, decise che sarebbe rimasto neutrale.
Il 26 aprile 1915 l’Italia firmò un patto segreto, detto Patto di Londra, nel quale si impegnava ad entrare in guerra entro un mese in cambio di alcune conquiste territoriali che avrebbe ottenuto dopo la guerra nel caso in cui avesse vinto: il Trentino, Trieste, Gorizia, l’Istria (a eccezione della città di Fiume), una parte della Dalmazia e una parte delle colonie tedesche in Africa.
L’Italia in base al trattato avrebbe dovuto intervenire nel conflitto entro un mese dalla firma.
Nel corso del mese la situazione interna italiana vide un contrasto sulle piazze fra interventisti e neutralisti, mentre i primi volevano l’intervento, i secondi ritenevano che una politica di neutralità sarebbe stata più vantaggiosa per gli interessi dello stato.
Molti intellettuali si schierarono con gli interventisti, per lo più nazionalisti e parte dei liberali.
I liberal-conservatori, che speravano in un rafforzamento delle istituzioni in senso autoritario.
Gli irredentisti, che vedevano la guerra come una prosecuzione del Risorgimento, un’occasione per liberare le terre italiane irredente, rimaste in mano austriaca.
I socialisti e i sindacalisti rivoluzionari, che speravano che la guerra avrebbe accelerato il compimento della rivoluzione socialista; essi vedevano nel conflitto un momento di rottura e crisi della società capitalistica borghese, da cui sarebbe potuto nascere un movimento rivoluzionario.
Gli interventisti : I nazionalisti, che esaltavano la guerra come strumento per dare potenza e prestigio alla Nazione.
Gli industriali dell’industria pesante, che avrebbero fatto ingenti guadagni attraverso la produzione bellica.
Gli intellettuali come D’Annunzio, Corradini, Marinetti e molti altri.
I neutralisti : I cattolici, sia perché ritenevano che la guerra era una inutile strage, sia per non andare contro la cattolicissima Austria.
I socialisti che volevano proteggere gli interessi sovranazionali della Seconda Internazionale Socialista.
Giolitti e i giolittiani, che ritenevano di poter ottenere comunque dall’Austria le terre irredente in cambio della neutralità.
Alla fine, il 26 aprile del 1915, al termine di un’ardua trattativa, venne firmato il Patto di Londra.
Il 4 maggio l’Italia denunciò la sua uscita dalla Triplice Alleanza.
Nei giorni seguenti Giolitti e il parlamento, in maggioranza neutralista, combatterono l’ultima battaglia per tenere l’Italia fuori dal conflitto, mentre i nazionalisti manifestavano in piazza per l’entrata in guerra.
Il 12 maggio il governo Salandra diede le dimissioni. Giolitti, nel timore però rinunciò alla successione e si dimise.
Il 24 maggio 1915, l’Italia dichiarò guerra all’Impero Austro-Ungarico.

Bella infine la rappresentazione di alcuni episodi storici riferiti agli attacchi alla nostra città nel mese di maggio 1915.
Le cronache ci riportano infatti al bombardamento della costa adriatica del 24 maggio 1915 che fu un’azione navale effettuata dalla marina imperiale austro-ungarica contro le città e le linee di trasporto della costa adriatica italiana, in risposta alla dichiarazione di guerra dell’Italia del 23 maggio. Divise in otto gruppi principali, le navi da guerra austriache bombardarono obiettivi militari e civili lungo quasi tutta la costa italiana, effettuando un’azione lampo di attacco che colse impreparati gli italiani, che non riuscirono ad opporre una efficace risposta.
A Rimini il 24 maggio 1915, all’alba, un dirigibile girava in cielo, sostando in particolare sopra il ponte della ferrovia Bologna-Ancona. La gente credette che si trattasse di un’ispezione della nostra aviazione. Più tardi quattro colpi di cannone furono sparati contro la riva da un incrociatore corazzato austriaco distante poco più di due km. La gente «ritenne che una nave italiana salutasse ‘a salve’ la nostra entrata in guerra».
Mentre alcuni curiosi si avvicinarono alla marina «spensierati e quasi giocondi», dall’incrociatore partirono 54 colpi verso la città, con obiettivo il ponte della ferrovia che era stato ispezionato dal dirigibile-spia.
L’attacco del nemico (ora finalmente la gente comincia a capire), provocò un morto, Augusto Merighi. La sentinella del ponte, il soldato Nicola Dinanno, 37 anni, della IV compagnia Costieri, pur ferito al capo ed alle gambe, prima di essere sostituito non abbandonò il posto di guardia.

Al termine della serata l’ex socio del Rotary Club Rimini Riviera dott. Arturo Menghi Sartorio, presente alla riunione, ha ricordato che l’Augusto Merighi morto nell’attacco, altro non era che un suo parente. A causa di un refuso di stampa il cognome Menghi fu trasformato in Merighi.

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Nella foto : il presidente del Rotary Rimini dott. Maurizio Grossi, la presidente Inner Wheel dott.ssa Lilly Pasini, la relatrice prof.ssa Benedetta Magnani Vitelli, la presidente del Soroptimist dott.ssa Gabriella Solleciti Ioni, il prof. Pietro Gobbi, presidente del Rotary Club Rimini Riviera.

Curriculum vitae
Maria Benedetta Magnani dopo gli studi classici si laurea in filosofia a Bologna nel 1980 con una tesi in filosofia morale sull’Utopia di Tommaso Moro- relatore il professor Nicola Matteucci . Particolarmente interessata all’ambito storico-politico all’interno dell’area filosofica, ha frequentato la scuola di specializzazione in Storia della Filosofia italiana presso l’università di Parma. Si è abilitata con concorso all’insegnamento di italiano e storia e di Storia e filosofia nella scuola secondaria di 2 grado.
Da quasi trent’anni insegna in Istituti di istruzione secondaria Superiore della nostra regione.
Ha preso parte a diversi gruppi di lavoro e Commissioni ministeriali a livello provinciale per la didattica della storia. Appassionata di storia del Confine orientale da anni collabora con le istituzioni locali per lo sviluppo di un progetto relativo a questo specifico ambito, per il quale ha tenuto anche un corso per docenti nel corrente anno scolastico.