Giovedì 06 ottobre 2016 – Dott. Francesco Maria Galassi – Le malattie dei grandi personaggi dell’antichità

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C’è un sottile ma profondo filo che collega il tema della serata con l’appassionata relazione della Professoressa Sandra Villa della scorsa settimana. Il Dott. Prof. Francesco Maria Galassi, graditissimo ospite e relatore della serata del nostro Club, è infatti un altro straordinario “prodotto” della scuola di eccellenza della nostra città, il Liceo Classico Giulio Cesare.
Ricordiamoci per un attimo gli ingredienti del successo dell’articolo di Adriano Farano: creatività, forma mentis ed ars oratoria, ricordiamoci per un attimo quanto detto a proposito dello stretto legame tra la cultura umanistica e quella scientifica. Elementi che con prepotenza emergono dalla personalità del Dott. Galassi in un magnifico compendio di storia, arte, cultura e scienza.
A quattordici anni, i principali problemi esistenziali dello scrivente erano direttamente connessi all’umore della ragazzina della prima B e, nei soli week end, inscindibili dai risultati del campionato. Non era così per il nostro Francesco Galassi, che nel corso del primo anno di Liceo Classico è profondamente turbato dalla discrasia tra le fonti greche e latine in merito ai mali che afflissero Giulio Cesare. Enigma che lo spinge fin da allora ad inserirsi nell’ideale dibattito sull’argomento tra Plutarco e Svetonio, con incursioni di Plinio il Vecchio e ad intraprendere un’appassionata ricerca intorno alle malattie dei grandi personaggi dell’antichità. Probabilmente il suo cammino nella direzione di un’appassionata carriera di medico iniziò quel giorno.
E così oggi, a soli 26 anni, il dott. Francesco Galassi da Santarcangelo di Romagna, è già unanimamente considerato un’eccellenza nel proprio settore.
Medico Paleopatologo, opera già da alcuni anni all’estero. Dopo gli Studi Presso l’Alma Mater Studiorum di Bologna, con numerose esperienze fuori dall’Italia (New York University, Utrecht University, Oxford University), conseguita la laurea, lavora a Londra (Imperial College), poi diviene assistente posdottorale presso il Dipartimento di Medicina Evoluzionistica dell’Università di Zurigo dove attualmente studia le malattie dei grandi personaggi del passato. E’ autore di numerosissime pubblicazioni su riviste scientifiche italiane e soprattutto estere.
Perché i grandi? Perché le biografie dei grandi personaggi storici sono un archivio fondamentale di informazione sulla evoluzione delle patologie nella storia. Se vogliamo migliorare le diagnosi dobbiamo conoscere l’evoluzione delle patologie. Nasce così la paleopatografia, che studia le malattie del passato ed i criteri di paleodiagnostica basandosi su fonti storico-letterarie ed affianca ed in qualche modo surroga lo studio paleopatologico classico che studia i resti ossei e le mummie con tecniche scientifiche moderne (es. tomografia computerizzata).
imagesTornando alla malattia di Giulio Cesare, secondo il Prof. Galassi la teoria classica direttamente derivante dalla narrazione di Plutarco, che dipingeva Giulio Cesare come malato di epilessia, il mal divino in quanto gli antichi ritenevano si trattasse di una patologia direttamente inviata dagli dei, è troppo debole. Appare piuttosto una teoria semplicistica e per così dire “di comodo”. Ricordiamoci infatti che in piena guerra civile, durante la battaglia di Tapso, che vide le truppe di Cesare sterminare diecimila soldati dell’esercito di Metello Scipione nonostante si fossero arresi, pare che Cesare, noto invece per la sua fama di vincitore generoso, avesse avuto uno svenimento e non fosse dunque in sé in quell’occasione. Uno svenimento dovuto all’epilessia per diretto intervento divino appare molto politicamente corretto e mitigherebbe in qualche modo le responsabilità di Cesare nei confronti di un comportamento a dir poco vigliacco e vendicativo. Senza rappresentare inoltre quanto meno carismatico nei confronti delle proprie truppe sarebbe apparso Cesare qualora affetto da una normale patologia in luogo del mal divino. Le discrepanze tra le fonti biografiche greche e latine sulla salute di Cesare non sono per nulla trascurabili. Plinio il Vecchio racconta infatti come il padre ed un altro antenato di Cesare morirono di morte improvvisa senza cause apparenti. Questo fatto fornisce un quadro di predisposizione della Gens Iulia nei confronti degli ictus o degli attacchi di cuore. Cesare era noto per l’autocontrollo. Negli ultimi anni di vita pare avesse mutato il proprio comportamento. Cicerone racconta come Cesare cambiasse colore nel viso e facesse spesso cadere i suoi documenti. La sera prima di essere ucciso era svenuto dopo un banchetto ospite di Lepido e aveva fatto brutti sogni. Il giorno dopo stava male e venne condotto in Senato in lettiga. Era molto debole quella mattina in cui venne assassinato. La diagnosi viene fatta dal Prof. Galassi per esclusione e non può che ricondurci ad importanti patologie cardiovascolari. Con ogni probabilità fu una serie di mini ictus multipli a compromettere corpo e mente del grande condottiero nell’ultima fase della propria esistenza.
152641431-deaf2bc1-eebf-427b-ab18-2ebcc7337945 Interessantissima la ricerca di Galassi a supporto della teoria di Giuseppe Plazzi tesa a dimostrare come Dante Alighieri fosse affetto da narcolessia. Nei celebri versi “Vedi la bestia per cu’ io mi volsi; / aiutami da lei, famoso saggio, / ch’ella mi fa tremar le vene e i polsi” viene identificata una antichissima descrizione della “reazione attacco-fuga”, reazione fisiologica che si verifica in risposta a un pericolo. Consiste di una serie di risposte fisiologiche mediate dal sistema nervoso autonomo, come l’accelerazione della frequenza del battito cardiaco e degli atti respiratori, il rilascio di energia dai depositi, il maggior apporto ematico ai muscoli destinati alla lotta/fuga, la dilatazione della pupilla. Questo è evidente dal riferimento di Dante al fatto che gli tremano le vene i polsi. “Le vene e i polsi” è una figura retorica che impiega due o più parole per esprimere un unico concetto, pertanto il verso andrebbe letto come “le mie vene pulsanti”, ossia “le mie arterie”. Il polso frequente riflette pertanto la tachicardia stimolata dalla visione del pericolo, la lupa in questo caso che spinge Dante giù dal monte. Il collegamento con la narcolessia sta nella natura dello stimolo che causa la reazione attacco-fuga: la lupa, come osservò il Sapegno, è una immagine simbolica potentissima, che sembra riflettere una esperienza psicologica più che fisica del poeta, in altre parole testimonia uno stato di ansia importante. L’ansia, come dimostrano studi recenti, è una condizione fortemente associata alla narcolessia.
Una relazione di estremo interesse per la platea rotariana nell’inedita ed elegantissima cornice del ristorante quartopiano di Rimini. In tutti la consapevolezza del grande valore degli studi del dott. Galassi e l’augurio a continuare su questa strada per addivenire ad una sempre più approfondita conoscenza dell’origine delle malattie che affliggono l’umanità al fine di contribuire ad agevolarne le diagnosi e gli strumenti di cura.
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