Il regalo del Rotary Club alla città di Rimini per il seicentesimo compleanno di Sigismondo Pandolfo Malatesta è un elegante volume dal titolo “Sigismondo Pandolfo Malatesta Signore di Rimini”. Il libro, edito da Panozzo, coordinato dal Prof. Manlio Masini e fortemente voluto dal presidente Alberto Ravaioli e dal Rotary Club di Rimini, che ne ha finanziato la pubblicazione, è una straordinaria ed originalissima celebrazione di uno dei più importanti e controversi personaggi che hanno reso grande la nostra città nel corso della sua storia.
Sigismondo, nato il 19 giugno 1417, fu uomo d’armi e grande mecenate, capace di portare a Rimini i più grandi artisti dell’epoca e probabilmente di tutti i tempi. Piero della Francesca, Leon Battista Alberti, Filippo Brunelleschi, Agostino di Duccio, Matteo De’ Pasti, sono alcuni di coloro che prestarono il proprio ingegno e maestria per la realizzazione di opere quali il Tempio Malatestiano e Castel Sismondo, che ancora oggi contribuiscono a conferire a Rimini quel carattere unico in cui convivono le due anime di “divertimentificio” e di città d’arte. Una passione sfrenata di Sigismondo per l’arte, una vera ossessione che lo porta ad impegnare l’intero ingente patrimonio personale in un opera grandiosa quale il Tempio Malatestiano che mai avrebbe potuto completare, la cui costruzione determinerà la rovina economica del proprio casato.
La pubblicazione, presentata da Manlio Masini in anteprima all’Hotel Ambasciatori nella serata del 22 Giugno, ha il carattere di un documento scientifico teso a delineare la figura di Sigismondo nella sua essenza sulla base della ricerca storica e documentale, liberata da falsi miti e fantasiose o bizzarre interpretazioni. Il germe dell’opera nasce in quello straordinario crogiuolo di cultura riminese rappresentato dalla redazione e dai collaboratori dal periodico rotariano “Ariminum”. Nasce quando ci si rende conto che il materiale che deriva dai saggi sulla vita e le opere di Sigismondo di numerosi autori riminesi contemporanei è talmente vasto ed originale da risultare più adatto essere raccolto in un unico volume, piuttosto che pubblicato in diversi articoli sul periodico. Nasce così un libro destinato a diventare negli anni a venire un prezioso documento di riferimento in ambito scientifico e storiografico sulla figura di Sigismondo e su quanto il Signore di Rimini lasciò alla propria città. La pubblicazione raccoglie i saggi di una ventina di autori e studiosi riminesi tra i quali Giovanni Rimondini, Piero Meldini ed Alessandro Giovanardi, che nel corso della serata di presentazione hanno approfondito alcune tematiche trattate nel libro. In particolare Rimondini, a proposito di Castel Sismondo, ha illustrato le risultanze dei propri studi che dimostrano come la progettazione del Castello debba essere attribuita fuor di ogni dubbio al più grande architetto di tutti i tempi. Quel Filippo Brunelleschi che per due mesi, nell’autunno del 1438, lasciò Roma ove era in corso la realizzazione della grande cupola, per venire a Rimini a visionare il cantiere del castello, imponente edificio in corso di realizzazione su suo progetto. Castel Sismondo rappresenta così ad oggi l’unica opera bellica superstite del Brunelleschi. Piero Meldini ha concentrato il proprio intervento su tematiche astronomiche-astrologiche molto sentite all’epoca di Sigismondo. Uno studio rivolto all’ascendente zodiacale di Sigismondo, di Isotta e della nostra città. Meldini parte dall’analisi della formella attribuita ad Agostino Di Duccio che orna la Cappella dei Pianeti del Tempio Malatestiano con la rappresentazione un enorme granchio che sovrasta la città di Rimini. E’ una tematica da sempre molto cara ai riminesi in quanto, secondo la geografia astrologica, ogni città è assoggettata ad un segno dello zodiaco che determina l’indole dei propri abitanti e per cui in passato i riminesi stessi conferirono a Malatesta Porta, scienziato in corrispondenza con Galileo Galilei, l’incarico di dirimere l’antica diatriba se il vero segno zodiacale della città fosse lo Scorpione od il Cancro. Articolata ed intrisa di puntuali riferimenti storico-artistico-filosofici ed ispirati all’iconografia del tempo, l’analisi di Alessandro Giovanardi del dipinto di Piero Della Francesca realizzato nel 1451 dall’artista nella Cella delle Reliquie del Tempio Malatestiano, raffigurante Sigismondo in preghiera davanti a San Sigismondo, re dei Burgundi. Il dipinto nel 2000 fu spostato dalla posizione originaria. Una nuova collocazione, sempre all’interno del Tempio Malatestiano, in un ambiente più ampio, che purtroppo rende pressoché impossibile apprezzare la straordinaria intuizione prospettica dell’artista tesa ad ampliare lo spazio angusto in cui fu originariamente concepito.