Giovedì 01 Febbraio 2018 – AMMIRAGLIO VIANELLO: LA MARINA MILITARE ED IL CONTROLLO DEI FLUSSI MIGRATORI – L’OPERAZIONE MARE NOSTRUM

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Nella serata di presentazione del nuovo socio Andrea DARI, ingegnere e Direttore Responsabile della testata di informazione tecnica e progettuale “INGENIO”, il club ha il piacere di assistere al report del graditissimo ospite Ammiraglio Massimo Vianello, brillante approfondimento sulla quanto mai attuale problematica dei flussi migratori dal nordafrica.
L’Ammiraglio Vianello, rotariano (R.C Castiglioncello e Colline Pisano-Livornesi), già Comandante dell’Accademia Navale di Livorno, dell’Amerigo Vespucci, di “Maricodrag” (Comando delle forze di contromisure mine) e, fino all’Ottobre 2014, del 29-esimo gruppo navale impegnato nell’operazione “Mare Nostrum”, ha relazionato, con la straordinaria passione degli uomini di marina, in merito alle principali attività operative condotte al servizio dello Stato Italiano in quel braccio di mare, meglio conosciuto come “Canale di Sicilia” che ci separa dal continente africano ed in particolare dalla Libia, che hanno consentito il salvataggio di innumerevoli vite umane. I flussi migratori dipendono dalla stagione: un forte incremento durante l’estate dal nord della Libia e dall’Egitto. Altri barconi, in numero ridotto, prendono il mare dalle coste greche o turche. Ricorda Vianello come fossero sette le unità impiegate nell’operazione Mare Nostrum: due pattugliatori, una fregata, una corvetta, una nave anfibia e, in caso di necessità, anche una nave rifornitrice. In alcuni periodi c’è stato anche un sommergibile. A bordo medici, sale operatorie, laboratori analisi, poliziotti per le identificazioni e interpreti e volontari di organizzazioni non governative a rinforzo delle capacità sanitarie delle diverse navi. Le navi dell’operazione Mare Nostrum pattugliavano un’area di 71 mila km quadrati, pari a tre volte la Sicilia.
La priorità è salvare vite umane e contrastare i trafficanti di carne umana, gli scafisti, che hanno riempito di morti il Mediterraneo. Coordinando da 700 a 1.000 uomini in prima linea nelle operazioni di soccorso dei migranti che tentano di raggiungere l’Europa attraverso la porta di Lampedusa e delle coste italiane, in quegli anni ha contribuito in modo determinante al salvataggio da parte di navi militari della marina di 93.770 migranti, individuando 328 presunti scafisti per assicurare alla giustizia i colpevoli. Spesso si trattava di persone facenti parte di una vera e propria organizzazione. Altre volte, invece, individui reclutati sul posto. Alcuni di questi trafficanti erano dei veri e propri criminali.
Ma Mare Nostrum è anche, forse soprattutto, una grande esperienza di umanità, perché consente agli uomini direttamente impegnati in mare di toccare con mano la disperazione di migliaia di persone. Donne incinte che affrontano il viaggio, persone paraplegiche che hanno avuto il coraggio di traversare il mare in condizioni meteo proibitive. Spesso vengono abbandonate al loro destino dai trafficanti di esseri umani. Molti altri, troppi, sono bambini o persone con gravi problemi di salute. Per gli scafisti sono i più deboli, la “carne morta”. Sono i primi a essere gettati in mare dagli scafisti, i primi che devono essere salvati. L’Ammiraglio Vianello racconta alcune di quelle storie che per sempre porterà dentro di sé: i bambini, accuditi dai nostri marinai, intenti a disegnare nel ponte garage della nave, tutta una notte di lavoro per strappare uomini e donne dalla morte durante il recupero di un barcone di eritrei rimorchiato nel bacino di nave San Giorgio. Quando sono entrati, hanno cominciato ad applaudire tutti. Era il loro “grazie” per chi aveva sfidato tutto per salvarli dalla morte certa negli abissi.
L’operazione “Mare Nostrum” nel 2014 viene gradualmente sostituita da “Triton”, questa volta in ambito europeo.