Con la consueta dovizia di particolari storici Manlio Masini, socio onorario del R.C. Rimini, nonché Direttore della rivista culturale “Ariminum”, ha presentato in anteprima ai soci, in occasione della Conviviale al Grand Hotel di Rimini, il nuovo service finalizzato alla ricollocazione nella Chiesa dei Salesiani della Lapide commemorativa dei Profughi Veneti sfollati a Rimini in relazione ai nefasti eventi della prima guerra mondiale. Presente in sala, e graditissima ospite, la presidente del Rotary Club Venezia.
Una serata che ci riporta indietro nel tempo alla Rimini dei villini, del tram a cavalli, di una chiesa “di marina” in costruzione in una Piazza Tripoli appena nata come naturale foce sul mare del viale Tripoli che collega San Marino al litorale, grazie anche alle belle immagini d’epoca proiettate sul grande schermo.
L’evento avrà luogo domani sera dopo la messa prefestiva nella parrocchia di Maria Ausiliatrice in Piazza Tripoli-Marvelli. Dopo la benedizione la lapide verrà collocata nell’atrio del tempio e sarà così nuovamente visibile a tutti.
La stele distrutta all’inizio degli anni Sessanta del Novecento, durante i lavori di ampliamento del tempio, viene recuperata e ricollocata a cento anni dal sua posa, per iniziativa del Rotary Club Rimini e con il consenso dei padri salesiani che dal 1919 hanno in affidamento la chiesa.
Il marmo sigilla una pagina di storia riminese e nazionale molto dolorosa e sofferta che prende inizio con “la disfatta di Caporetto”, quando gli austroungarici sfondarono le linee italiane lungo la valle del fiume Isonzo. Alla catastrofe militare, si aggiunse quella sociale e umanitaria. Una moltitudine di popolazione veneta calò come una valanga sul litorale romagnolo e occupò tutte le ville e le casette vuote lungo la litoranea da Cesenatico a Cattolica. Il lido di Rimini fu letteralmente invaso.
A mettere ordine ai rapporti di convivenza tra residenti, proprietari delle abitazioni e profughi furono le autorità civili del comune di Venezia che si trasferirono a Rimini.
Il 7 settembre 1918 il Cardinale Pietro La Fontaine, patriarca di Venezia, venne a far visita agli sfollati. Il prelato rimase quattro giorni, durante i quali dette udienza alle delegazioni delle municipalità di tutti i comuni che accoglievano gli esuli; ispezionò 42 opere di soccorso nelle comunità di Cattolica, Riccione, Viserba, Bellaria, Cesenatico; celebrò sei funzioni religiose e pronunciò sette discorsi. A Rimini portò la sua parola e la sua benedizione all’Ospedale civile e a quello della Croce Rossa americana presso il Sanatorio comasco, dove erano curati anche un centinaio di profughi; inoltre si recò a visitare istituzioni, comitati di assistenza, asili d’infanzia, scuole e laboratori per sfollati.
La lapide, riposta nell’atrio della chiesa, certifica questa importante pagina di storia cittadina.