Festeggiare il 67° compleanno di un Rotary Club è un evento importante e di grande rilievo. Un bellissimo “pretesto” per riscoprire i potenti valori del Rotary Club Rimini e ricordare la grandezza dei soci fondatori, nonché l’importanza delle testimonianze dei nostri cari soci con più anni di anzianità nel sodalizio.
Dopo la torta, una breve riflessione del Presidente sui quanti lo hanno preceduto al timone del Club i cui nomi sono incisi uno dopo l’altro nel collare presidenziale, la parola passa ai veterani.
Ulderico Vicini, per tutti Ico, entrato nel Club a 29 anni da giovanissimo ingegnere, in assenza di Luciano Gorini a cui i soci porgono i migliori auguri di guarigione, è il decano del Club, con 59 anni di onorato servizio.
Il Rotary, racconta Ico, si riuniva all’inizio all’hotel Aquila d’Oro, in centro a Rimini. Il più prestigioso albergo all’epoca cedette il posto al Ristorante “Vecchia Rimini”. Del Rotary facevano parte molti direttori di banca oltre ai professionisti affermati e a tutti i primari medici oltre che i comandanti dei vari corpi delle forze armate. Nel solco del DNA rotariano nato in america, la nascita del Club di Rimini si colloca nell’immediato dopoguerra su tradizioni liberali ed antidiscriminatorie, fortemente sostenute dagli americani. I soci fondatori, tra cui Livio Minguzzi ed Enea Suzzi Valli furono assistiti direttamente dal Generale americano Giacomo Zanussi, che fu alla testa delle truppe americane quando entrarono in Venezia e che, al termine delle ostilità, decorato con la croce di Cavaliere dell’Ordine Militare d’Italia, partecipò attivamente alla nascita di numerosi sodalizi rotariani in Italia, tra cui il R.C. Rimini.
Per le proprie origini dunque il Club era più chiuso verso i politici, rifiutava le ideologie, con particolare riferimento alle tradizionali ideologie del comunismo antiamericano del dopoguerra, ma era molto aperto ai soci dei club stranieri. Rimini era vicinissimo al Club di Vichy. Le iniziative con quello che era definito il “club contatto” erano molteplici e culminavano in numerosi scambi tra i nostri giovani che potavano alla nascita di amicizia personali. Ci si ospitava in casa. Poi vennero anche i Club contatto di Berlino e Liverpool. Dalla sede della Vecchia Rimini,che da Via Angherà si era spostata nel frattempo in Piazza Ferrari, il Club si trasferì, negli anni ’80 al Park Hotel, e poi all’Ambasciatori. Fu grazie al compianto Pietro Arpesella, socio del club, che la naturale sede venne infine stabilita al Grand Hotel.
Le signore erano raramente invitate, ma partecipavano ogniqualvolta vi fosse un evento di particolare interesse. I relatori erano per lo più tutti rotariani. Lo stesso Vicini ricorda con emozione e commozione la relazione che tenne successivamente al disastroso evento del Vajont. Nel 1953 la signora Maria Teresa De Angelis fu la prima relatrice donna.
La carica della presidenza durava allora due anni e tale carica veniva ricoperta dal socio più anziano che non avesse ancora presieduto il club. Alla scomparsa di un socio si istituivano importanti iniziative alla memoria. La donazione del primo rene artificiale all’Ospedale di Rimini fu una di queste.
Nel 1980 alcuni soci decisero di fondare un nuovo Club a Rimini, il “Riviera”, ed il nostro Club ne fu Club Padrino. In 40 anni di convivenza i due club hanno avuto ottimi rapporti.
La serata prosegue con i ricordi di altri grandi soci del nostro club come Pier Giorgio Franchini, che da presidente, nel 1984, istituì il Premio alle Professioni, come Fernando Pelliccioni, che ricorda le bellissime esperienze all’estero con i club contatto, come Marco Bianchi, Giancarlo Bonori e Nevio Monaco.
Tanti anche i ricordi di Italo Minguzzi, che vanta una solida memoria anche da figlio di socio fondatore e che, con un accorato intervento, afferma di sentirsi socio effettivo e non solamente onorario di quello che definisce uno del Club più vivi e profondi d’Italia.