Maurizio Bonora: Il Service è impegno personale

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Abbiamo intervistato il Contrammiraglio Maurizio Bonora, presidente del Rotary Club Rimini dal primo luglio 2021 con l’obiettivo di conoscerlo meglio e di poter anticipare alcuni programmi della sua presidenza. Ecco cosa è emerso

Come è iniziata l’esperienza rotariana.

Sono socio del Rotary Club Rimini dal 2017 ma la mia esperienza nel Rotary inizia nei primi anni duemila, nel RC Venezia.

All’epoca vivevo nella città lagunare ed un collega mi invitò ad entrare; così iniziò la mia appartenenza rotariana. Una appartenenza che ho poi sempre mantenuto: dal mio trasferimento nella capitale, diventando socio del RC Roma Parioli, ai diversi anni in cui, vivendo nel Sud Est Asiatico, ho frequentato tanti Club da Singapore alle Filippine all’Indonesia.

Al termine di queste esperienza è stato quindi per me naturale frequentare il Club di Rimini e diventarne poi socio attivo.

 

Quali similitudini si possono trovare tra l’esperienza di vita militare e quella rotariana ?

Ovviamente stiamo parlando di due mondi diversi, ma esiste un comune denominatore ed è il concetto di ‘servizio’. Nel mondo militare si parla di ‘spirito di servizio’, di personale in ‘servizio permanente effettivo’ ecc. nel mondo Rotary il motto fondante è ‘servire al di sopra di ogni interesse personale’. Ora dobbiamo considerare che il ‘servizio’ non può esistere senza una relazione tra due o più parti, e quando una relazione è libera -come nel caso di chi sceglie di fare il militare, o di chi sceglie di fare Rotary- quando una relazione è libera -dicevo- implica amore o amicizia. Amor di Patria, nel caso di noi militari, o amicizia interpersonale nel caso di noi rotariani. E questo amore, o questa amicizia, implica l’essere disponibili per gli altri -come abbiamo detto- al di sopra del proprio interesse personale. Per noi militari questo ha come limite il sacrificio della propria vita cosa che, fortunatamente, non ci viene richiesta in quanto rotariani, ma i riferimenti valoriali sottostanti, la sottostante etica della responsabilità sono, mutatis mutandis, della stessa identica specie.

Da cosa nasce questa tua Presidenza ?

La mia candidatura nasce, purtroppo, da un evento doloroso. La persona destinata ad affiancare Alessandro Andreini nel corso della sua presidenza era la compianta Barbara Bonfiglioli, che purtroppo mancò nell’ottobre 2018. Alessandro, che era presidente incoming, mi chiese quindi di affiancarlo assumendo la carica di vicepresidente, cosa che, naturalmente, doverosamente accettai. Poiché è prassi del nostro Club che il vicepresidente sia poi candidato ad assumere la responsabilità del Club dopo il voto favorevole dell’assemblea; superata qualche esitazione, ed avuta la fiducia dei soci, ho quindi ritenuto coerente mantenere l’impegno assumendo l’incarico della presidenza.

 

Il Rotary è una scuola di vita ?

Indubbiamente una grande, grandissima scuola di vita.

Facendo Rotary capisci e impari che fare servizio non è la strada per realizzare te stesso, è invece la via per aiutare gli altri a realizzare loro stessi. Chi fa Rotary deve essere una persona professionalmente realizzata e socialmente matura; una persona in pace con se stessa perché è questa pace che consente di donare correttamente quella parte di sé, quella parte di cui dicevamo prima, necessaria ad aiutare gli altri; a donarla senza altri fini che non siano la realizzazione dell’altro. Se così non fosse, se una persona facesse Rotary per realizzare se stessa, professionalmente, socialmente, per appagare il proprio ego o altro ancora, potrebbe certamente anche fare moltissimo ma mettendo sé al centro genererebbe un’azione sterile, incapace di perpetuarsi perché inserita in un contesto che la percepirebbe come non propria, non sana, e un organismo sano rifiuta ciò che può danneggiarlo.
Facendo correttamente Rotary capisci che devi prima realizzare te stesso, poi aiutare gli altri a realizzarsi. Questo è un grande stimolo personale per la propria vita professione, sociale, e anche familiare.

Ricordo le parole del mio istruttore che, quando entrai nel Rotary mi disse “Caro Maurizio, ricordati che la prima cosa da fare per aiutare gli altri a realizzarsi, sotto qualsiasi profilo, e di non diventare a tua volta uno che ha bisogno di aiuto”. Ecco, capito hai capito questo ed sei inserito in un contesto sano come quello di un Rotary o, ancora prima, di un Rotaract, le lezioni di vita che puoi apprendere sono innumerevoli. Operare fianco a fianco con persone realizzate, razionalmente impegnate senza fini di lucro o di gloria personale in attività di servizio, ti insegna tantissimo e confrontandoti continuamente con questi esempi anche la tua persona cambia e si migliora; così è stato per tanti e così spero sia stato per me.

Impari a realizzare te stesso per poter aiutare gli altri a realizzarsi nelle diverse misure e situazioni: dalla realizzazione delle necessità primarie, come la salute, a quelle più articolate, come quelle culturali, perché i livelli di realizzazione di una persona sono molto diversi a seconda dei contesti ma tutti hanno pari dignità. Per questo per l’anno in corso abbiamo scelto come binari d’azione proprio la salute e la cultura; abbiamo voluto prendere gli estremi del nostro campo d’azione proprio per riaffermare questo concetto, non dobbiamo preoccuparci solo dei bisogni basilari, diffusamente percepiti come importanti, ma ci dobbiamo preoccupare anche dei bisogni più complessi che vengono a volte erroneamente percepiti come opzionali e secondari.

 

I Rotary Club sono spesso chiamati Club Service. Che cosa significa Club Service ? che differenza tra Service e Beneficienza ?

Il concetto di service è un concetto molto diverso da quello di beneficienza.

Lo spirito del servizio implica metterci del proprio in termini di partecipazione attiva, di coinvolgimento personale; significa mettere a disposizione il proprio sé, il proprio patrimonio professionale, esperienziale, culturale. Fare beneficienza significa mettere a disposizione di altri risorse materiali proprie, siano queste danaro o altro; per quanto importante e fondamentale è molto meno impegnativa del fare servizio, talvolta è un atto quasi liberatorio di delega. C’è un problema, mi sento coinvolto -quasi sempre una reazione emotiva legata ad un fenomeno contingente- la mia coscienza, se in buona fede, o la tutela della mia immagine, come purtroppo a volte accade, mi portano a reagire e quindi ‘dono’ qualcosa: del danaro, se ne ho; dei vecchi abiti, se mi è mancato un familiare; un pallone o un casco firmato, se sono una star dello sport o quant’altro. Ho dato un contributo a risolvere il sintomo di un problema -tipicamente delle persone indigente- mi sono alleggerito la coscienza, oppure ho tutelato la mia immagine o appagato il mio ego, e posso tornare alla mia vita serenamente. Ma il problema, quasi sempre, non è stato affrontato e tanto meno risolto.
Nel servizio è tutto molto diverso.

Come abbiamo detto il servizio implica mettersi in gioco di persona. Implica ‘fare’, e per fare bisogna ‘saper fare’, per questo coinvolgiamo professionalità affermate nei più diversi settori. Servizio non significa reagire ad un fenomeno contingente facendo precipitosamente ‘qualcosa’; per fare bene servizio bisogna essere razionali, individuare le cause del problema ed andare ad agire su quelle. Naturalmente servono risorse economiche, nulla si può fare senza risorse, ma il reperimento di queste risorse è solo la precondizione per fare servizio. Dopo servono persone che ci mettano del proprio per trovare la soluzione al problema, agire sulle cause. Noi non abbiamo la pretesa di risolvere operativamente il problema. Per risolvere un problema non banale servono risorse che certamente travalicano le nostre possibilità. Abbiamo però la presunzione di essere in grado di potere individuare la soluzione ad alcuni di questi problemi sfruttando proprio le conoscenze e la disponibilità dei nostri soci. Siamo poi in grado di reperire risorse per implementare, ovviamente su scala limitata, la soluzione che abbiamo saputo individuare. Se la soluzione che abbiamo individuato, se quello che abbiamo fatto funziona, allora possiamo dire alla comunità: “questa cosa funziona e può risolvere questo problema” piccolo o grande che sia, la vogliamo adottare? Utilizzando una terminologia oggi di moda ci piace pensare a questa attività di servizio come una start-up di soluzioni, di proposte migliorative. Queste proposte vanno poi portate a conoscenza delle diverse autorità competenti affinché possano essere accettate ed adottate su più ampia scala.

Questo, secondo il mio parere, significa fare service, ed è quello che, ad esempio, stiamo cercando di fare con i nostri due progetti sulla Telemedicina e sull’Alzheimer.

Due progetti che coinvolgono attivamente il nostro e tanti altri Club con noi, dove sono attivamente coinvolti tanti nostri soci con le loro professionalità, i loro saperi, le loro esperienze, il loro saper operare attivamente a favore della comunità. In estrema sintesi potrei dire che la beneficienza è spesso una lodevole ma ‘semplice’ reazione ad una situazione contingente emergenziale; il servizio è una risposta razionale, strutturata, ad un problema per impedire l’insorgere di situazioni emergenziali. Servizio implica razionalità, analisi, definire un problema, individuare una soluzione percorribile e sostenibile, implementarla. Non sono un medico, ma potrei forse dire che se la beneficienza agisce sui sintomi il service agisce sulla malattia. Se, come Rotary Club, ci limitassimo a fare beneficienza rinunceremmo alla nostra peculiarità fondante, al nostro bene più prezioso: il fare, il metterci parte di sé. Agire attivamente e non semplicemente reagire.

 

Quali i service su cui vorresti che il Club si impegnasse principalmente ?

Al di là di Ariminum, che è un service culturale per noi di straordinaria importanza seguito dal socio Andrea Montemaggi e dal prof. Alessandro Giovanardi, del Concerto per la Vita, che rappresenta un punto fermo per il nostro Club che lo lanciò qualche anno fa per sostenere l’attività di ricerca della Prof.ssa Cattaneo, raccogliendo poi il plauso e la collaborazione anche di altri Club e istituzioni, e di quelli sulla salute che abbiamo già menzionato -il Global Grant dedicato al tema della Telemedicina, partito lo scorso anno, ed il District Grant sull’Alzheimer, che ripropone l’iniziativa di due anni fa- ovviamente porteremo avanti altre iniziative.

Abbiamo una Commissione Progetti coordinata dall’amico Roberto Muccini, composta da quindici nostri soci che ha il compito di individuare i progetti e di portarli al consiglio. Il Club conta molto sul lavoro di questa Commissione così come di quella per il contrasto alla Polio e di quella per il Supporto ai Giovani, che si occupano più direttamente dei progetti di servizio. Le Commissioni, nel nostro Club ne abbiamo nove che coinvolgono, di fatto, la totalità dei soci, sono, nel loro insieme, la vera anima del Club, i nostri vivi motori 3 propositivi. È dalla fertilizzazione incrociata delle idee dei soci che nascono le cose migliori. Se così non fosse si potrebbe correre il rischio di navigare erraticamente di anno in anno sotto la spinta di iniziative monocratiche inevitabilmente soggette alle contingenze diverse. È in questi think tank che nascono le iniziative e le linee d’azione del Club. Iniziative che vengono poi vagliate ed approvate dal Direttivo, l’unico organo elettivo di gestione del Club. Il Presidente, semplicemente, ha la responsabilità che tutto funzioni e che funzioni regolarmente.

Naturalmente anche il Presidente ha i suoi sogni nel cassetto. Poche dopo avere assunto l’incarico sono tornato in contatto con un mio ex allievo che, dopo essersi laureato in Diritto Internazionale nel Regno Unito ha preso i voti diventando Francescano ed ora si trova da alcuni anni ad operare nel Sud Sudan. Una terra che lascia all’Afghanistan il palcoscenico dell’attenzione mediatica ma che vive una situazione certamente non meno drammatica. Questa persona tanto coraggiosa è rimasta sola ad operare dopo aver dato vita, tra le altre cose, ad un orfanotrofio. Sarebbe per me straordinario poter fare qualcosa assieme a lui dopo 25 anni ma mantenere un contatto è estremamente difficile ed anche in quel paese, come in Afghanistan il Rotary è ora, di fatto, al bando. Mi ha detto che in inverno tornerà in romagna per rivedere i suoi familiari, dopo quattro anni; mi piacerebbe ospitarlo e mettere il Club a conoscenza di quella realtà. Forse si potrà individuare e realizzare un service a favore di quei bambini tanto sfortunati. Forse si riuscirà a fare qualcosa, forse proprio nell’anno sotto la mia responsabilità. Forse se ne occuperà la Commissione Progetti del prossimo Presidente. Anche questa è la nostra forza, quando i Progetti nascosto da iniziative comunemente sentite e condivise le cose si fanno, e sappiamo farle bene.

 

Uno dei Service avviati dal Rotary Club Rimini riguardano la Marineria di Rimini …

Vero, si tratta di una cosa proprio piccolissima, tuttavia abbiamo ritenuto opportuno tornare a dare un segnale di attenzione ad un patrimonio culturale, quello della Vela al Terzo, un tempo tanto importante per la nostra città. Sarebbe una sconfitta per tutti lasciar morire questa cultura. Crediamo sia importante che una città come Rimini non perda le radici della propria marineria, e prendendo esempio anche da quello che fa Cesenatico, si potesse avviare un percorso di salvaguardia di queste tradizioni e di questa importante storia della Città.

 

Nei programmi c’è un service dedicato ai giovani ?

Sì. È una iniziativa che nasce dall’idea del nostro Socio onorario Parini e del past president Andreini: realizzare una spring school dedicata a 16 tra studenti e studentesse laureandi o neo laureati di cui stiamo verificando la fattibilità e la sostenibilità economica. L’obiettivo è quello di dotare questi giovani di un supporto che vada oltre gli argomenti affrontati con la didattica, dove ovviamente sono già preparatissimi; un supporto sul ‘fare’ che gli consenta di poter affrontare la sfida del lavoro, in particolare in ambito internazionale, con più strumenti e consapevolezza. MI piace sottolineare che questa iniziativa, su cui nutro grandi aspettative, nasce da un amico entrato da pochissimo nel Club, una bellissima testimonianza di spirito rotariano.