Il Rotary è impegnato a eradicare la polio da oltre 30 anni. Abbiamo fatto incredibili progressi nella lotta per liberare il mondo da questa malattia per sempre.
Nel 1988, quando l’Organizzazione Mondiale della Sanità è entrata a far parte dell’Iniziativa globale per la Polio Eradication, approvando una risoluzione specifica, la malattia paralizzava dieci bambini ogni 15 minuti, in quasi tutti i paesi del mondo.
E con il Rotary, come partner fondatore dell’Iniziativa globale per l’eradicazione della polio, abbiamo contribuito a ridurre i casi di polio di oltre il 99,9 percento.
È cruciale eradicare la polio dagli ultimi due Paesi in cui rimane endemica e mantenere gli altri Paesi liberi dalla polio. Se tutti gli sforzi volti all’eradicazione si fermassero oggi, entro 10 anni, la polio potrebbe paralizzare fino a 200.000 bambini ogni anno.
Il Rotary Club Rimini ogni anno è impegnato nel sostegno del “Global Polio Eradication Initiative» sia dal punto di vista economico che con service dedicati. Quest’anno siamo usciti con una pagina di sensibilizzazione sul Resto del Carlino con una intervista al socio Paolo Pasini, End Polio Now Coordinator 2017-2020 Italia.
Ecco il testo uscito sul resto del Carlino :
La sfida è ambiziosa: eradicare la poliomelite dal pianeta. La Global Polio Eradication Initiative (Gpei) è nata proprio con quest’obiettivo. Si tratta di una realtà che vede il Rotary International in prima linea, insieme all’Unicef, ai centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie (Cdc), all’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), alla Fondazione Bill & Melissa Gates e ai governi di tutto il mondo. Oggi è la giornata mondiale della poliomelite: per il Rotary è il momento di fare il punto sull’impegno nella lotta al virus, guardando al futuro. «Non molti – osserva Paolo Pasini, End Polio Now Coordinator 2017-2020 Italia, San Marino, Malta, Spagna e Portogallo – ricordano l’epidemia di polio che, in Italia, iniziò nell’estate del 1958 e provocò 8.377 paralizzati, prevalentemente bambini. Tanti furono i morti».
Lei che ricordi ha di quel periodo?
«All’epoca avevo 9 anni e non mi rendevo conto dell’angoscia dei miei genitori perché non solo non c’era cura, come ora, ma non c’era il vaccino che oggi abbiamo. Poi lo shock più grande per me: il mio compagno di banco non tornò più a scuola. Mori durante l’inverno. Se non continueremo con la profilassi, la polio potrebbe tornare: siamo in un mondo sempre più globalizzato».
Per questo il Rotary si è mosso già dalla fine degli anni Settanta con l’obiettivo di eradicare il virus dal pianeta?
«Esatto. E siamo arrivati, nel 1988, a fondare assieme ad altri partner il Gpei. Allora i bambini colpiti erano annualmente più di 350mila. Nel 2021 abbiamo notizia di due soli casi, uno in Afghanistan e una in Pakistan. Nel 2019 l’Africa è stata dichiarata libera dalla polio, prima ancora l’India».
Quindi si può guardare al futuro con tranquillità?
«Questi risultati non ci devono fare arretrare. Due sono gli ostacoli principali all’eradicazione: la situazione politica in alcuni paesi come l’Afghanistan e la scarsa consapevolezza del problema unitamente a pregiudizi culturali».
Cosa ha fatto concretamente il Rotary in questi anni?
«È stato il promotore, e tutt’ora tra i più convinti animatori, della campagna con una donazione pari a quasi due miliardi di dollari, avendo contribuito a fornire non solo i vaccini, ma tutta l’organizzazione necessaria come la catena del freddo, la consegna di vitamina A che aiuta il sistema immunitario, la dotazione di 146 laboratori di analisi cliniche per verificare la presenza di virus nell’ambiente, una specifico sistema di logistica, trasporti, e assistenza tecnica assieme a personale dedicato e volontari. Tutto questo impianto organizzativo non serve solo alla somministrazione del vaccino, ma, ad esempio, anche alla consegna delle zanzariere contro la malaria. Da segnalare la presenza di personale sanitario e la consegna di farmaci e di presidi per contrastare altre epidemie quali colera ed ebola, così come l’intervento umanitario urgente dopo le alluvioni nel sud est asiatico e gli tsunami a partire da quello terribile del 2004».
E allora quali sono le prossime sfide?
«Registriamo l’estinzione di due dei tre tipi di virus selvaggio: solo il Tipo 1 rimane attivo. Ecco perché siamo passati al vaccino iniettabile bivalente che consentirà una lotta più mirata ed eliminerà il problema della possibile assunzione di virus indeboliti contenuti nel vaccino orale. Il Rotary, come gli altri partner, non molla la presa. L’utilizzo del vaccino iniettabile e la costante espansione del sistema sanitario descritto consentiranno di azzerare sia i casi di virus selvaggio sia quello di ‘ricircolo’. Non possiamo fermarci, come rotariani abbiamo fatto una promessa: mai più un bambino invalido, mai più un bambino morto di poliomielite».