Mercoledì 18 Gennaio 2017 – Lorenzo Cagnoni, presidente di Italian Exhibition Group (già Rimini Fiera). La fusione Rimini – Vicenza: analisi e prospettive.

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Conviviale al Grand Hotel di Rimini per i soci del nostro Club con un ospite particolarmente gradito. Lorenzo Cagnoni, presidente dal 1995 di quello che all’epoca era l’Ente Autonomo Fiera di Rimini, poi Rimini Fiera S.p.A. ed oggi, dopo la recente fusione con la Fiera di Vicenza, Italian Exhibition Group. Cagnoni, in un ambiente da Lui stesso considerato famigliare, in cui ritorna per la seconda volta a distanza di alcuni anni, parla a braccio e racconta l’evoluzione della Fiera di Rimini dalle origini, quando nell’immediato dopoguerra fu allestita per la prima volta presso le sale del Grand Hotel, fino ad oggi, con i recenti accordi con Fiera di Vicenza. La Fiera di Rimini, nella nuova location di Rimini Nord, ha come padre politico il Sindaco Giuseppe Chicchi. Cagnoni si impegnò a realizzare il nuovo quartiere fieristico in soli tre anni e per questo, anche al fine di coinvolgere in una ideale competizione le maestranza impegnate per conto del Comune e l’allora sindaco Alberto Ravaioli, nella realizzazione delle importanti opere di urbanizzazione e di viabilità, posizionò in cantiere un orologio che scandisse le tempistiche dei previsti tre anni. La sfida alla fine fu vinta, con il nuovo quartiere fieristico realizzato in tre anni. La storia della Nuova Fiera si intreccia con la costruzione del Palacongressi di Rimini, che per le ragioni del buon padre di famiglia fu realizzato sul sito della vecchia fiera, già di proprietà della collettività piuttosto che su altri terreni da acquisire. Perché la fusione tra Rimini e Vicenza? Le fiere sono strumenti indispensabili del mercato attraverso cui le aziende si promuovono. Circa il 65/70% delle aziende si promuovono con investimenti fieristici. Nelle fiere le aziende incontrano i clienti tradizionali, sperano di conoscerne dei nuovi, lanciano nuovi prodotti e cercano di costruire nuove partnership. La geografia Europea vede la netta supremazia in campo fieristico della Germania, che detiene il 59% con i giganteschi quartieri fieristici di Düsseldorf, Colonia, Francoforte. L’Italia è seconda con il 26% seguita dalla Francia e dalla Spagna. Ben diverso il sistema fieristico statunitense per dimensioni, molto inferiori, ma comunque estremamente interessante e con caratteristiche che portano lo stesso evento ad essere ripetuto anche più volte all’anno. Si pone in evidenza l’importanza dell’evoluzione del settore anche nel continente asiatico ove ovviamente la Cina la fa da padrone con investimenti in enorme importanza. In Italia il settore sconta gli effetti della crisi con l’agonia e la chiusura di numerosi quartieri fieristici. Enormi difficoltà a Palermo, Bari, Genova, Pesaro, Messina. Conseguenza anche di una nascita e crescita disorganica, caratterizzata da investimenti iniziali in assenza di lungimirante pianificazione di numerosissimi, forse troppi, quartieri fieristici del nostro paese. Sopravvivono comunque alcune importanti realtà, che nonostante la crisi, grazie ad investimenti ben calibrati hanno avuto questa possibilità. Leader in Italia è la Fiera di Milano, che fattura 270 mln. di euro all’anno. Si piazza comunque al dodicesimo posto in Europa, a grande distanza dai giganti tedeschi. Poi Bologna con 115 mln. di euro annui. Seguono Rimini e Verona. Oggi di fatto, per quanto concerne il fatturato, Rimini, grazie alla fusione con Vicenza, una fusione al 81% per Rimini e al 19% per Vicenza, è salita al secondo posto per fatturato. Ma di estremo interesse il fatto che Rimini con Vicenza risultino incontrastate dominatrici a livello nazionale per numero di manifestazioni gestite direttamente. Milano, come altri quartieri che semplicemente “affittano” spazi, è un debole organizzatore di eventi. Rimini e Vicenza hanno invece un’importante vocazione all’organizzazione ad alla gestione diretta degli eventi. Dunque tanta strada è stata fatta da quel primo evento fieristico del settore dell’alimentazione alberghiera del dopoguerra che si tenne a Rimini presso le sale del Grand Hotel. Di lì un continuo crescendo. Oggi la Fiera a Rimini sviluppa un volume di affari notevole e fondamentale per la nostra Provincia. Si consideri che studi mirati arrivano a definire un moltiplicatore economico per valutare gli effetti indotti nell’economia locale dagli eventi fieristici. Detti effetti si ottengono moltiplicando per un moltiplicatore stimato pari a 10 – 12 il fatturato della Fiera. Rimini e Vicenza sono quartieri con caratteristiche simili. Buona possibilità di integrazione in quanto entrambe organizzatrici di manifestazioni. Società solide con buoni conti economici nella loro storia. Un po’ di indebitamento per Vicenza che ha fatto grossi investimenti nel recente passato. Rimini porta in dote una situazione priva di debiti. Il quartiere nuovo è stato interamente pagato tra il 2008 e 2013. Anni di crisi economica mondiale profonda durante i quali l’azienda è stata riorganizzata con un bilancio complessivamente positivo. Oggi, dopo la fusione, la situazione è negativa per 39 mln. di euro. Il margine di utile annuo è stimato attorno ai 23 mln. di euro e pertanto c’è assoluta tranquillità nella capacità di sostenere il debito. In campo nazionale Bologna e Verona sono in perdita, Milano perde 16 milioni nel 2016. Rimini Fiera, anche in anni di crisi, attraverso un’attenta opera imprenditoriale tesa alla quadratura dei conti, è riuscita a rendere leader in campo nazionale alcune manifestazioni, abbandonando con un poco di cinismo, guardando anche ovviamente all’aspetto economico, alcune manifestazioni che rappresentavano in un certo senso dei rami secchi. Il tutto sempre nell’interesse degli azionisti che sono pubblici e privati. Risultati resi ancora più importanti se si considera che Rimini non ha una location geografica strategica come Milano o Bologna. Si può prevedere di radicare in Cina alcune nostre manifestazioni. E’ un progetto che rappresenta possibilità di crescita e sviluppo di questa attività. Fondamentale è la strada dello sviluppo a livello internazionale: si deve tendere a superare i confini domestici ove le prospettive sono ridotte ai minimi termini. Il ciclo economico ci vede ancora dentro alla crisi. L’Italia è in fondo alle graduatorie per crescita economica e competitività del sistema paese. Vicenza è leader nel settore dell’oro e dei preziosi. L’operazione di fusione è stata condotta in pochi mesi e non preclude altre eventuali future operazioni. Ora si guarda con estrema attenzione alla realtà Aretina, anch’essa di fondamentale importanza per quanto concerne la filiera dell’oro.