Costantino il Grande in Mostra

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La serata, che ha visto la partecipazione di numerosi soci dei Club di Rimini, Rimini Riviera, Riccione-Cattolica e San Marino ha avuto come relatori Comm.Prof.r. Emilia Guarnieri Smurro e Prof.r Giovanni Gentili che hanno parlato della mostra dedicata a Costantino il Grande che sarà possibile vistare presso la Rocca Malatestiana della città, dal 13 marzo al 4 settembre 2005
Di seguito alcune notizie sulla mostra tratte dal sito internet http://www.artimeholiday.com/sito/index.htm al quale si puo’ accedere attraverso la home page del meeting al sito http://www.meetingrimini.org
Il Meeting di Rimini dedica a Costantino il Grande, con una ricca esposizione alla Rocca Malatestiana della città, dal 13 marzo al 4 settembre, il nuovo appuntamento con le grandi mostre di archeologia. L’attenta analisi del comitato scientifico si è concentrata sulla figura dell’imperatore Costantino e sulle implicazioni del momento storico di cui fu protagonista, dando luogo ad una mostra estremamente spettacolare quanto complessa.
Oltre 250 preziose testimonianze per dipingere un personaggio chiave della storia romana ed europea, lasciando allo spettatore il compito di coglierne l’attualità.
Imperatore dei romani, si allontanò dall’Urbe per fondare una città che da lui prese nome, Costantinopoli, destinata ad essere capitale dell’impero romano d’Oriente che sopravvisse di un millennio a quello propriamente romano. Venerato dalla chiesa ortodossa come santo, grande condottiero e riunificatore dell’impero, visse contraddizioni profonde, segno di un animo forte e inquieto, fino a decidere dell’sile uccisione della seconda moglie Fausta e del figlio di primo letto Crispo, accusati di combutta amorosa. Il suo lungo cammino verso la conversione al cristianesimo trovò compimento solo in punto di morte, quando ricevette il battesimo.
Con l’Editto di Milano del 313 pose fine alle persecuzioni contro i cristiani, dopo aver assegnato alla misteriosa divinità apparsagli in visione – “In hoc signo victor eris” o il monogramma costantiniano, secondo quanto riportato dalle fonti – la fondamentale vittoria a Ponte Milvio contro l’avversario Massenzio, nel 312.
A Roma si conservano ancora parti dei suoi due colossali simulacri, l’uno in marmo e l’altro in bronzo, e l’arco di trionfo, il più grande del mondo antico. Dopo la conversione, commissionò la costruzione delle chiese di San Giovanni in Laterano, San Pietro e S. Croce in Gerusalemme, erette nella capitale, in concomitanza con le Basiliche del Santo Sepolcro a Gerusalemme e della Natività a Betlemme.
Ma una città “pagana” non poteva più essere sede della corte. Così, come già manifestato nel suo primo ingresso trionfale in Roma dopo la vittoria contro Massenzio – quando Costantino, primo tra gli imperatori, rifiutò clamorosamente di salire in Campidoglio per rendere omaggio a Giove Ottimo Massimo, somma divinità dell’olimpo romano – eresse altrove, sul Bosforo, una nuova capitale, sede privilegiata della corte pur itinerante tra le nuove città sorte lungo il confine orientale dell’impero. Costantinopoli, la “nuova Roma”, venne ufficialmente inaugurata nel 330.
Capostipite di una dinastia di imperatori, i Costantinidi appunto, vide la sua eredità corrosa dall’ultimo dei suoi nipoti, Giuliano, rinnegatore del cristianesimo in cui era stato educato e perciò passato alla storia come l’Apostata.
Colui che si autoimpose il titolo di “Isapostolo” – ovvero di pari agli Apostoli – e che tra i loro memoriali volle essere sepolto nella basilica eretta nei pressi dello stupefacente palazzo imperiale, non depose il titolo politico di Pontefice Massimo, proprio degli imperatori custodi del pantheon pagano della romanità, ma conservò saldamente nel proprio pugno le prerogative di tale carica, in vista della solidità politica del suo impero, finalmente riunito dopo lunghi frazionamenti.
Convocando il Concilio di Nicea nel 329, contribuì a ricomporre una unità, allora corrosa da pericolose eresie tra le quali l’Arianesimo, destinata però a non sopravvivergli.
Nel suo nome, quattro secolo dopo la sua morte, prese forma il presunto “Costitutum Costantini”, su cui si poggiò la complessa questione del potere temporale dei Papi.
Condottiero geniale, uomo di stato (a lui si deve l’istituzione di una moneta “solida”, il soldo, appunto), organizzò l’impero d’oriente e d’occidente in province, creando un tessuto amministrativo destinato a configurare l’Europa dei secoli successivi, tanto che è lecito affermare che l’odierna Europa Unita ricalchi, in modo non ancora completo, i confini del suo impero.
A pieno titolo “Grande” e geniale dentro la sfaccettata complessità della sua statura di uomo e di imperatore, Costantino impresse il suo marchio sulla storia, anzi sulle storie, comprese quelle della politica tout-court, quelle delle religioni, dell’economia e, con fondamentali novità, anche quelle dell’arte e dell’architettura.
Di tutto questo darà conto la straordinaria esposizione riminese riunendo più di 250 testimonianze di rilievo assoluto, concesse da musei di tutta Europa. Non a caso, ad essere eccezionale è anche la durata di questa mostra: quasi sei mesi, un periodo assolutamente inconsueto per prestiti di questo livello, una eccezione alla regola sottoscritta in riconoscimento del livello unico di questa impresa espositiva.